Il racconto drammatico di Nino Spirlì, ex Presidente della Regione Calabria
Pino Nano
Nino e Jole. Jole e Nino. Insieme, e per sempre. Lo stesso destino, la stessa stella polare, la stessa fede, la stessa forza, la stessa anima bella, la stessa trasparenza, lo stesso rigore. Soprattutto, la stessa passione per gli altri. Lo stesso spirito di servizio. Quasi due gemelli siamesi, entrambi prestati alla politica. Jole Santelli se n’è andata in silenzio prima che il male la rendesse irriconoscibile, Nino Spirlì invece è in attesa che il suo destino si compia, aggredito anche lui dal cancro, e anche lui fisicamente provato e quasi assuefatto alla supremazia del male.
Che emozione averlo cercato. Non lo conoscevo, non lo avevo mai incontrato prima, io avevo lasciato il mio lavoro in Calabria tanti anni prima che lui e Jole si insediassero alla guida della Regione, e mentre Jole la incontravo costantemente alla Camera dei Deputati, di lui non avevo nessuna traccia. Sentivo dire di lui che era un grande intellettuale, perché tale veniva considerato nel mondo della televisione e degli autori televisivi che più contano, un autore-scrittore-giornalista attentissimo al linguaggio e ai temi dei suoi programmi, un uomo, e anche un artista che a suo modo aveva contribuito alla nascita e alla crescita della televisione moderna.
Ma anche se da lontano ero riuscito a leggere tutto quello che nel frattempo aveva segnato e caratterizzato il suo impegno politico ai vertici della Regione Calabria, l’idea che mi ero fatta di lui è che, se un giorno lo avessi mai incontrato, avrei avuto a che fare con una gran signore d’altri tempi.
Qualche giorno le agenzie giornalistiche e i maggiori giornali italiani riprendono la notizia choc che lo stesso Presidente Facente Funzioni della Giunta Regionale della Calabria affida questa volta al suo profilo Face Book, dove Nino Sperlì racconta di essere gravemente ammalato di cancro. Cancro al pancreas.
“Non ho un raffreddore- scrive l’ex Governatore su Fb- Amiche e Amici che mi dimostrate ogni giorno il Vostro Amore: lotto contro il cancro. Come milioni di altre e altri combattenti. E, al pari di Loro, spero di vincere. E lo farò. Con l’aiuto dei Medici e con Voi! I Vostri pensieri positivi, le Vostre Preghiere. Qualcuno mi ha detto di non renderlo pubblico, quasi fosse una vergogna. Non lo è! Con Voi ho sempre avuto un rapporto diretto, leale, onesto, familiare. Sarà sempre così.
So che, di tanto in tanto, mi regalerete un’Ave. Io vi chiedo lo sforzo di pensarmi alla prossima forchettata di “pipiepatati”, al prossimo sorso di vino, al prossimo gelato al cioccolato, al prossimo morso di pane con l’olio e l’origano, al prossimo tramonto sul Tirreno, alla prossima aurora sullo Jonio, al profumo di bergamotto, a quello delle clementine e dei mandarini sulle dita a Natale, alla prossima carezza ad una persona anziana, al prossimo bimbo o bimba nati…Saranno le preghiere che mi aiuteranno a lottare. Dio sia Benedetto!”.
Decido allora di cercarlo. Ma non avrei immaginato che alla fine di questa nostra intervista avrei pianto. Non chiedetemi il perché? Non lo so neanch’io. La storia di quest’uomo, però, i dettagli della vita di questo straordinario interprete della società italiana che in televisione ha raccontato una stagione importante della trasformazione della Repubblica, mi ha colpito molto, ma quello che davvero mi ha lasciato quasi scioccato è la semplicità con cui Nino Spirlì mi ha raccontato il suo rapporto profondo con la fede, la sua consapevolezza della gravità del male che lo ha colpito, la dipendenza assoluta dai medici che lo hanno in cura e che per lui sono angeli veri, la disperazione di poter lasciare sola la sua mamma, lui che a sua madre ha dedicato praticamente tutta la sua vita.
Non esiste rigo del suo romanzo personale, non esiste un solo momento della sua storia in cui la sua mamma non gli sia stata acconto fino alla fine, e di cui lui non racconti mille aneddoti diversi. Una madre regina in tutti i sensi, una mamma padrona nel senso più bello del termine, una mamma chioccia dall’inizio fino alla fine. Anime avvinghiate a se stesse per paura di perdersi.
-Buongiorno Presidente, posso chiederle perché ha deciso di far sapere a tutti che ha il cancro?
“Perché non ho mai amato che si parlasse di me a vanvera. Quando mi sono reso conto che giravano voci “in libertà “sul mio stato di salute, come ho sempre fatto nella mia vita, sono intervenuto personalmente per rimettere ordine dove non c’era!”
-Come ha scoperto di avere il cancro?
“Dopo tre mesi, trascorsi con cinque ricoveri e cinque interventi in Calabria, gli stessi medici mi hanno consigliato di andare altrove per sottopormi ad esami che qui non avrebbero potuto effettuare. Così, seguendo le indicazioni degli stessi sanitari, son partito per Milano. E lì ho avuto la notizia”.
-Qual è stato il momento peggiore di questo viaggio nella malattia?
“La condivisione di questa malattia con mia Madre, alla quale avrei voluto evitare questo immane dolore”.
-Chi la sta aiutando ad andare avanti
“Dio. La Santa Vergine. La mia Fede. L’Amore che mi circonda. E la consapevolezza che la Vita, quella vera, sia infinita e non si arresti davanti al velo che dovremo tutti attraversare. Ho coscienza dell’Eterno, per quanto mi sia dato averne, e resto sereno”.
-Presidente, che rapporto ha instaurato con i medici che la seguono?
“Familiare, direi. Come ho sempre fatto con tutti: è il mio carattere. Se non “faccio famiglia”, non sto a mio agio…”.
-Come le hanno detto che stava molto male?
“Con la spontaneità della Scienza. Senza fronzoli. Come, del resto, avrei voluto saperlo. Crudo e senza giri di parole. Se devo collaborare, devo sapere qual è il mio ruolo”.
-Perché Milano e non Roma per esempio?
“Perché, nello specifico, sembra che ci sia maggiore esperienza”.
-La prima cosa che ha fatto dopo l’annuncio della sua malattia?
“Ho continuato ad offrire i miei giorni al Signore, che ne è unico padrone. E ho cercato le parole per dirlo a mia Madre. Lei, una roccia! La mia roccia”.
-E la prima cosa che le è venuta in mente?
Come organizzare il futuro di Mamma, se, per caso, dovessi andare via presto…
-Aveva mai messo in conto che sarebbe potuto accadere anche a lei?
“Sì, tante volte. Dopo la morte di mio Padre e la malattia di altre Persone a me care, molto spesso mi è capitato di pensarci”.
-Come ha vissuto lei la malattia di Jole Santelli?
“Con grande dolore. Perché non amo vedere soffrire le persone che amo. Sopporto molto meglio la mia di malattia. Jole è una sorella nata in altra Famiglia. Abbiamo percorso insieme un tratto lunghissimo di Cammino sul Sentiero. Oltre venti anni. Mi è mancata una parte di me”.
-Che ricordi importanti ha di lei e del suo impegno?
“Il suo coraggio. La sua “visionarietà” magnifica. La sua concretezza. La libertà di pensiero. La capacità di rendere palpabili i sogni”.
-Che esperienza è stata per lei la politica?
“Mah! Più che di politica, parlerei di impegno nel dovere istituzionale. Sono stato voluto da Iole e Matteo per come sono e com’ero: un idealista della politica, senza catene, senza lacciuoli, senza possibilità di diventare un galoppino, un servo sciocco e muto. Ho portato avanti con onore e lealtà il mio compito. I risultati sono tangibili. A oggi, di quel periodo, sono stato uno dei pochi che non si è sporcato le mani e non ha concesso a nessuno di approfittare di un periodo di debolezza generale. Abbiamo attraversato l’anno del Covid senza consegnarci alla malavita, agli approfittatori, ai falsi amici della gente. La ricevo come vera medaglia sul petto”.
-Rifarebbe tutto daccapo Presidente, o c’è qualcosa che non rifarebbe?
“Rifarei tutto. Non ho mai rimpianti, rimorsi, nella vita. Perché faccio sempre quello che ritengo essere giusto. E lo è, perché non penso mai a me, ma a noi”.
-Dopo la fine di questa esperienza quanta gente è sparita dal suo radar?
“Pochi. Quelli che ho voluto fare sparire. Quelli e quelle che non mi interessava far entrare nel mio mondo. Ma, del resto, non ne facevano parte nemmeno prima. Vede, molti hanno creduto alla favoletta che io NON avessi conoscenza politica e fossi fuori ruolo: errore madornale. La mia vita, la mia casa, io, siamo sempre stati immersi nelle frequentazioni con l’Alta Politica, con la vera politica. E, dunque, non ho lasciato spazio a “consiglieri e consigliori”. Questo comportamento li ha inviperiti. E io li guardavo, sornione, nel loro rettilario e lì li ho confinati. Non potevano sparire, perché non ho mai concesso loro di apparire”.
-Presidente, vuole citare qualcuno che è invece rimasto vicino a lei?
“Beh, se mi chiede dei nomi, la lista sarebbe lunga… diciamo che sono qui, al mio fianco, Tutte le Amiche e Tutti gli Amici che ci sono sempre stati”.
-Vista da Milano la Calabria, dalla sua stanza d’ospedale, come la vede?
“Bella e ricca di opportunità! Un Eldorado che, spesso, nemmeno i calabresi apprezzano”.
-Qual è stata la cosa più bella della sua vita Presidente?
“Nascere dal Padre e dalla Madre che il Signore mi ha donato. Due genitori magnifici, moderni, che mi hanno costruito fondamenta solide per una vita meravigliosa”.
-E il momento peggiore? Quello più triste?
“Accompagnare mio Padre fino all’imbocco del tunnel e non poterlo tenere ancora qui con me”.
-Cosa le manca ancora della Calabria?
“Ma io vivo, ormai, in Calabria. In ogni caso, in questa Calabria spersonalizzata e senza coscienza di sé, mi manca la Calabria. La sua identità, la sua cultura letteraria e non solo, i suoi artigiani, i suoi contadini signori di antichi saperi, il suo garbo, le gentilezze nascoste nel contegno, anche una certa durezza esteriore a difesa di dolcezze d’animo. La naturale capacità di accoglienza dell’altro. Del differente. Senza chiedere”.
-Quanto ha contato la televisione nella sua vita?
“Molto, come e quanto tutto quello che ho fatto e faccio. Il teatro, la scrittura, l’impegno istituzionale, la solidarietà. Tutto, un po’ meno della Fede che resta il mio ossigeno”.
-Quali programmi, parlo dei programmi firmati da lei, ricorda con maggiore entusiasmo?
“Beh, Forum senz’altro. Soprattutto gli anni di Santi Licheri, Tina Lagostena Bassi, Ferdinando Imposimato. Tre Grandi della Giustizia”.
-E quali compagni di viaggio?
“Mille e mille altri. Da Roma a Parigi, da Milano alla Calabria… compagni di vita, lavoro e sentimenti di ogni parte del mondo”.
-Qual è l’ultimo libro che lei ha letto?
“Nient’altro che la verità” di Mons Georg Gänswein.
-E l’ultimo film che ha visto al cinema?
“Non vado al cinema da anni…”
-Come è stato il suo rapporto con Rita Dalla Chiesa?
“È stato ed è fraterno, familiare. Rita è parte della mia Famiglia. Ci vogliamo bene di cuore a vicenda e ci stiamo vicini nelle gioie e nelle fatiche della vita”.
-La televisione che lei ha fatto è quella che voleva fare?
“Esattamente. Poi, il diluvio di volgarità e vuotezza interiore”.
-Se oggi lei avesse il tempo per rifare un programma nuovo che idea porterebbe in TV?
“Recupererei dignità, cultura e verità. Oggi mancano. E lo spazio è occupato dal nulla cosmico”.
-Come ricorda la sua infanzia? Il rapporto con la sua famiglia, i suoi genitori, i nonni
“Un Eden! La nostra Casa è sempre stato un rifugio dal mondo. Un paradiso. Con genitori, sorelle e nonno che mi assicuravano tutto l’amore possibile. Ed io ho sempre ricambiato. Senza capricci e senza procurare dolori”.
-Ogni qualvolta torna in Calabria cosa non trova?
“Ormai, come detto, ci vivo. E non trovo la spontaneità e la consegna di sé. Non trovo le porte sempre aperte e l’ospitalità di un tempo”.
-Se dovesse affidare il suo libro più caro a qualcuno, a chi lo lascerebbe volentieri?
“Ai miei nipoti e ai miei pronipoti”.
-Ha deciso dove andrà a riposare per il resto della sua vita?
“Certamente. Se Dio vorrà, nella cappella di famiglia. Con papà, nonni, zii…”.
-E ha deciso cosa far scrivere sulla pietra che coprirà per sempre la sua vita?
“Nino, un uomo in cammino sul Sentiero di Dio”.
-So che aveva un rapporto con Natuzza Evolo. Tra un mese saranno cento anni dalla sua nascita. Come le piace ricordarla?
“Al contrario della mia Mamma e di mia Sorella, che hanno avuto l’onore e il piacere di incontrarla di persona, io, Natuzza, non l’ho mai conosciuta, se non spiritualmente. Nel corso della mia “seconda” vita, quella maturata nella Fede cercata e confermata, Natuzza mi accompagna quotidianamente materializzando Segni inconfutabili. Ho l’onore di ospitare, in Casa, una Santa Reliquia consegnatami dalla Sua famiglia. E, questa Presenza anche fisica mi rasserena. È come se potessi accarezzare i Suoi capelli, come faccio continuamente con quelli della mia Mamma. Nella Fede, sulla terra, abbiamo bisogno anche del contatto fisico. Esigenza che svanirà al passaggio attraverso il velo. Non si tratta di una diminuito, ma di un conforto all’umano, che il Creatore guarda sempre con amore di Padre”.
-Ma lei ha sempre avuto questa fede e questa consapevolezza che la vita non sia solo questo passaggio sulla terra?
“Sono nato in una Famiglia cattolica e praticante. Dopo l’adolescenza, ho avuto, come tanti, l’esigenza di allontanarmi, critico, dalla pratica parrocchiale. Ma, proprio allora, è cominciato il mio cammino verso i sacri testi di altre religioni, oltre che della Bibbia. Un cammino liberatorio e formativo. Quando sono arrivato, carico di libertà, ai piedi di Gesù e Maria, mi sono consegnato con tutte le mie domande. A cui hanno dato risposte istante dopo istante. Oggi, senza inutile falsa modestia, posso dire di essere un fedele credente in viaggio verso Dio. Credo fermamente nell’infinità della Vita. Così come sono convinto che il passaggio sulla terra sia solo un piccolo tratto della grande esperienza, e che non deve sembrarci il più importante. O l’unico”.
-Cos’è che di più l’ha offesa nel corso della sua vita?
“Nulla. Ho sempre guardato l’offensore con compassione e comprensione. Al repentino dispiacere, ho risposto con pïetas infinita. Senza accumulare rancori”.
-Quanto è valso sulle sue scelte il giudizio degli altri?
“Poco, o nulla. Ho tenuto e tengo solamente al giudizio dei miei Genitori. Ecco, da quello non fuggo mai”.
-Presidente, cosa non avrà il tempo di realizzare o di fare?
“E chi lo sa? Non siamo signori del tempo. Magari, vivrò a lungo sulla terra. E avrò compiti particolari. Oppure, partirò presto. Lo sapremo solo all’ultimo respiro…”.
-Non so se posso chiederglielo ma dove ha scelto il prato della sua vita futura?
“Nel grembo di mia Madre”.
-Grazie Presidente.
Ecco quello che pensa ogni giorno
Vi confesso che non ho mai avuto Face Book, mi fa ancora paura, ma grazie a vecchi amici giornalisti riesco ad entrare spesso e volentieri nelle vite degli altri chiedendo ospitalità a chi su Face Book invece vive dalla mattina alla sera. E quando ho chiesto una mano d’aiuto per capire cosa potesse esserci sul profilo del Presidente Spirlì, ho trovato l’infinito. Dentro il suo profilo ho trovato l’anima del poeta, la forza del romanziere, la magia dell’esploratore, la voglia della ricerca e della perfezione, l’esaltazione della fede e della speranza, ma soprattutto l’amore dichiarato, palese, ossessivo e meraviglioso per la sua mamma. Al di la di ogni immaginazione possibile. Al di sopra di ogni sostepp. Oltre ogni misura umana. La mamma, questo “monumento” di casa Spirl a cui Nino oggi dedica non solo i suoi respiri più intimi, ma le sue emozioni più private e più inconfessabili. Mamma, meravigliosamente mamma. In questa sua casa così piena di foto della mamma e di lui, sempre così vicini l’uno accanto all’altro, sempre così legati da un abbraccio fortissimo e indissolubile, ritrovo finalmente la vera chiave di lettura della sua vita, che è quella di un uomo che come il grande Tiziano Terzani, arriva davanti al precipizio del tempo e sorridendo prova a spiegarci che la vita è un giro di giostra. Un meraviglioso giro di giostra. In realtà Nino Spirlì, il libro della sua vita, o meglio il romanzo della sua famiglia, lo scrive giorno per giorno sul suo profilo Fb, e qui di seguito mi piacere riproporvi alcune delle sue perle più belle, perché solo così si può davvero conoscere un uomo dal di dentro e fino in fondo. Peccato -glielo ha anche scritto- che io lo abbia conosciuto solo ora e non abbia avuto la fortuna e il privilegio di incontrarlo invece prima che lui annunciasse l’arrivo nel suo corpo del cancro. Perchè di sicuro avrei conosciuto uno scrittore felice e appagato, cosa per niente facile in una società come la nostra.
Queste sono le cose che io ho trovato su Fb, e che raccontano la vita straordinaria di questo intellettuale calabrese prestato alla politica, ma solo per poco.Per nulla pentito della sua fierezza e del suo candore. Una bellissima lezione di vita.
(Pino Nano)
-“Se non ci sei ora che ci sono, non venire quando non ci sarò. Occupa quel tempo per riflettere su di te”.
-“Mi ha sempre affascinato Georges Ivanovič Gurdijeff . Uno spirito libero, ma profondo. Condivido un estratto di una lettera alla figlia. Non contraddire mai, taci. Se non approvi ciò che dice l’altro non sollevare polemiche o voler a tutti i costi avere ragione, rimani nel silenzio. Questo del silenzio non è un atto di sottomissione come la mente ti porta a credere, bensì un atto di regalità. Perché vuoi costringere l’altro a pensarla come te? Forse perché tu stesso non credi davvero a ciò che dici e vuoi conferme “dall’esterno?” o forse perché non tolleri di essere contraddetto? Vedi, si ignorano sempre alcune cose importanti quando non si è d’accordo con ciò che un altro dice, la prima è il fatto che non sappiamo come l’altro “veda” la realtà e ancor meno sappiamo a che livello evolutivo egli si trova; la seconda è che ignoriamo spesso che ciò per cui oggi ci battiamo domani sarà mutato e la nostra opinione con lui. Ognuno vede la propria realtà ed essa è per lui “reale” come la nostra lo è per noi, ecco il perché del silenzio, non tanto perché se stiamo zitti ammettiamo di avere torto ma perché è sciocco voler che gli altri ci diano “ragione”, l’autentico sapere proviene dal cuore e il cuore non ha bisogno dell’approvazione altrui”.
-“Lo ripeterò fino a perdere i suoni delle parole in gola. Fino a diventare afono e muto. Fino a…Ti amo, Bella mia. Per sempre. Lei ed io siamo una sola Essenza. Indissolubile. Indivisibile. Inattaccabile. Una potenza di serenità e condivisione, compassione e Amore, rispetto e abbandono all’Altra. Dio ci vuole bene, anche nelle giornate più dure. E ce lo dimostra con le pillole di forza che ci distribuisce. Sappiamo che non saremo eternamente terreni, ma sappiamo che saremo eternamente eterni. Uniti in una sola Anima. Imponente come l’umiltà della Santa Vergine e del Cristo al Golgota. Ora, ci viviamo un tratto duro del Sentiero, ma così vicini, ci reggiamo a vicenda: la Mamma delle sette spade dei sette Dolori e il figlio al Getsemani della vita…
-“Quando ero bambino, e di notte avevo paura, scappavo dal mio lettino e trovavo conforto nel lettone di Mamma e Papà. E, sul capo, sentivo la benedizione della Sacra Famiglia. Anche in questa notte del cuore, nei momenti di nebbia, trovo rifugio nel lettone, con Mamma al mio fianco e Loro a difesa e compassione. Oggi, un bambino di 63 anni, poggia il capo sul grembo della sua Mamma e guarda verso la Mangiatoia di Bethlehem. Con abbandono e speranza. Oggi. Un bambino. La sua Mamma. Il Signore e Maria. Il Falegname. E riposo…
-“Buonanotte, Amiche e Amici Cari. Una santa giornata si conclude, una santa notte comincia. Ormai, senza pausa i dolori e i chili che vanno. Ma, non mi spaventano più. In verità, ho avuto giorni di sconforto. Poi, un giorno, ho sentito la Voce del Signore nel Getsemani. Anche Lui era sconfortato. E mi ha fatto sentire normale. Poi, ho pensato che, dopo il Getsemani, ci fu il Golgota. Ebbi paura. Poi, ho pensato che Gesù ne divenne Signore Trionfante. E mi sono tranquillizzato.
-“Lei ed io siamo una sola Essenza. Indissolubile. Indivisibile. Inattaccabile. Una potenza di serenità e condivisione, compassione e Amore, rispetto e abbandono all’Altra. Dio ci vuole bene, anche nelle giornate più dure. E ce lo dimostra con le pillole di forza che ci distribuisce. Sappiamo che non saremo eternamente terreni, ma sappiamo che saremo eternamente eterni. Uniti in una sola Anima. Imponente come l’umiltà della Santa Vergine e del Cristo al Golgota. Ora, ci viviamo una tratto duro del Sentiero, ma così vicini, ci reggiamo a vicenda: la Mamma delle sette spade dei sette Dolori e il figlio al Getsemani della vita…
-“Nel tratto più impervio del Sentiero, ogni colpa, errore, peccato del passato li ho consegnati al Padre Spirituale. Non perché abbia deciso di fermarmi, anzi! Proprio per riprendere il Cammino, alleggerito dalle zavorre del vissuto. Non ricordo più nulla. Non so cosa ho patito o subito, cosa ho procurato. Il lavaggio funziona. E piace al Signore. Ma solo se l’obiettivo è la Luce. Altrimenti, non è esclusa la frana alla prima curva.
Ecco, io credo che continuerò a pregare perché dietro la curva mi tocchi un tratto, se non piano e morbido, almeno sopportabile e sormontabile. Come Dio vorrà!(Dalla Casa di Cristallo, per ora, è tutto)
-“Erano, più o meno, le due di notte. Non tutti i farmaci entrano nel corpo con discrezione e gentilezza: alcuni bruciano come tizzoni ardenti e tu senti l’abisso che sembra volerti inghiottire ad ogni goccia. Ero sfinito e avevo voglia di mollare; poi, ho chiesto alla Santa Madre, col cuore in mano in offerta, di trasformare quel torrente di lava in acqua pura di sorgente. Vi giuro, non è follia. Così è stato. Di colpo, nelle vene ho sentito un ruscelletto fresco… e, dolcemente, mi sono addormentato. Ci ascolta. La Madre ci ascolta. E non ci abbandona mai. Volevo condividerlo con Voi…Dio sia Benedetto.
-“Mi sta largo pure il camicione. Per la @prova costume”, mi toccherà riacquistare almeno dieci chili, altrimenti, al primo tuffo, lascio le mutande a mare. Dio sia Benedetto. Esiste, nella vita terrena di ognuno di noi, un giorno, una notte, un’ora, o anche solo un istante in cui il Sì e il No si affrontano e si combattono. Inesorabilmente, uno dei due trionferà e l’altro mangerà la polvere della sconfitta. Se sono solamente un sì e un no terreni, la stessa polvere la mangerà l’Anima. Ma se, invece, si dovesse trattare dei due Angeli, allora che vinca l’uno oppure l’altro, sarebbe, comunque, la stessa vittoria e non ci sarebbe sconfitto a terra. E l’Anima trionferebbe nella Luce, secondo il progetto Divino. Non so se domani sarà un Sì o un No, so solamente che il mio Angelo Custode mi sta coccolando da tempo e non riesco proprio ad avere paura. Anzi, giorno dopo giorno, sono sempre più sereno e gioioso. E i chiodi non fanno male. Cos’è? Fede, Tesoro mio! Abbandono al grembo dolcemente materno e pietoso di Maria; alle braccia possenti e misericordiose del Padre; al comprensivo e fraterno sguardo del Figlio; all’impalpabile e rassicurante presenza dello Spirito Santo. Chi crede, sa. Senza bisogno di conferme notarili. E, dunque, sposiamo questa notte, come fosse la notte delle nozze col Cielo. E lasciamo danzare l’Anima. Domani, sia Sì o sia No, sarà un Dono Celeste!
-“Paradossalmente, ringrazio il Signore per questi mesi di malattia. Grazie ai chiodi della mia croce, ho compreso, in questa nuova fase della vita, come deve funzionare per il futuro, quale che sia. Credo di poter dire che so chi voglio al mio fianco e chi, invece, è fuori dal mio Sentiero. Chi non ha superato l’esame di Umanità, Gentilezza, Presenza e Fede. Chi ha svelato il proprio abisso. Il nulla che porta dentro e intorno a sé. Ecco, ora sì che non voglio regalare il tempo e il cuore a chi ne farebbe letame. Ora, il mio tempo e il mio cuore li dedico solamente a chi sa Amare e ESSERCI. Dio benedica i buoni e chi, tacendo, sa condividere tutti i Golgota dell’esistenza. Nino e Dior, compagno morbido delle notti faticose. Assieme a Lei, la mia Anima.
-“Caro Papà, ad oggi sono 25 brevissimi, e non lunghissimi, anni che hai attraversato il Velo della stanza a fianco, ed hai raggiunto il Signore nella Sua Luce. Sì, brevissimi perché sembra oggi, e neanche ieri, che non ci vediamo in giro per casa, non ci parliamo la lingua della Terra coi suoi suoni, non ci sfioriamo i corpi materiali. Eppure, sei qui, mentre sei lì. E Ti fai vivo ogni istante, ad ogni respiro, ad ogni battito di ciglia, ad ogni fremito della pelle. Presente e palpitante. Pronto all’aiuto, al conforto, alla compagnia. Al compatire, cum patire, patire assieme. E anche nelle gioie e nelle soddisfazioni esisti oltre ogni confine. Tu mi hai insegnato cosa sia l’Eucaristia, il Corpo offerto, il sangue del sacrificio dell’Amore. Da quella lezione, non mi sono più allontanato. Scusa, se oggi, in chiesa non mi vedi e non vedi Mamma: so che Tu sai, e che sei con Noi. Ad accompagnarti all’altare ci sarà la nostra Famiglia, i nostri parenti e amici. Ma, sopra tutti noi, c’è la Santa Vergine e Nostro Signore Gesù! Gioisci in Cielo con Loro e noi gioiamo per Te e con Te da questa terra di passaggio. Dio Ti voglia bene sempre, mio Grande Papà. E grazie, a Mamma e a Te, per aver fatto dono della vita alle mie sorelle e a me. Dio sia Benedetto (p.n.)